Diritti sociali vs civili

Diritti sociali vs civili
di Giuseppe Lupo (già pubblicato l’

Spessore 4
Impegno 1
Disimpegno 1

Gli ultimi anni ci hanno abituato a credere, complice il martellamento mediatico, che la nuova frontiera dell’umanità siano, senza ombra di dubbio, i diritti civili. Se eccepire dal vangelo liberale è un’impresa ardua, è bene ricordare come i diritti civili non solo vengano dopo i diritti sociali, ma di come siano addirittura inferiori ad essi.

[Ne codici sociali espressi da comunità geograficamente lontane, si riscontrano così forti similitudini che inducono a pensare che quelle comunità siano state attraversate dal medesimo spirito. È il caso del Codice Barbaricino nella Barbagia sarda, del Kanun del nord Albania, del Pashtunwali dei pashtun afghani del Bushido dei samurai giapponesi, dell’Adat del Nord Caucaso. Tutti eleggono a valore supremo la comunità e perseguono, costi quel che costi, gli individui che l’hanno profanata. Ndr]

 

In questi tempi un’affermazione di questo genere suona come un’eresia, ma analizzando la portata e i risvolti della questione, le cose stanno diversamente da come la vulgata modernista vuole far credere. Mentre i diritti civili si configurano come diritti privati, e quindi vantaggiosi per la loro stessa natura solo per una parte della società, i diritti sociali sono invece universalmente applicabili e fruibili. La foga di accampare sempre maggiori richieste, oggi, ha portato la società occidentale a considerare come necessari tutta una serie di desideri di parte e spesso lesivi di diritti inalienabili altrui.

L’attuale sistema ama drogare gli individui di possibilità sempre più ampie, ma non costitutive di una società che tenda al benessere e all’accrescimento dei suoi cittadini. Un diritto ha senso e merita di essere normato solo qualora ne possa trarre beneficio un’intera comunità che si riconosca all’interno di uno stesso sistema, diversamente valgono i diritti universali di pensiero e di parola, che non devono però diventare imposizioni delle minoranze sul comune sentire di una società. Senza moderazione, la libertà degenera in licentia, intesa come mero arbitrio dissoluto.

[Valore è ciò che guida un comportamento. Secondo la voce business is business, ora siamo autorizzati ad approfittare del prossimo anche dove il business non c’è, per autostima. Ndr]

 

È solo ripartendo dai diritti inalienabili ad un’esistenza dignitosa, ad un lavoro, ad un’istruzione di qualità, ad una casa che sia decorosa ed alle adeguate cure sanitarie che si può costruire un mondo basato sulla tolleranza e sul reciproco rispetto, sulla cooperazione e sul vivere civile. Non sarà di certo imponendo questa o quella aspirazione di pochi, a colpi di eterodirette maggioranze parlamentari, che si potrà ottenere un mondo in cui l’individuo sia sempre meno homini lupus e sempre più homini deus, mettendo nero su bianco le richieste che provengono dai professionisti del dissenso organizzato, rappresentanti di categorie sociali ristrette ed autoreferenziali.

Ci troviamo ad avere il diritto alla maternità surrogata, ma abbiamo ancora gli asili nido che hanno costi spesso proibitivi. Abbiamo il diritto alle unioni civili, ma è fin troppo evidente per chiunque che oggi sposarsi e mettere su famiglia, più che una questione di scartoffie, firme e sigilli è un problema economico, complice la congiuntura sfavorevole e la mancanza di lavoro sicuro. Abbiamo il diritto per i musulmani di non avere il maiale nel menù della mensa scolastica, ma le scuole cadono a pezzi e la qualità dell’istruzione è sempre più scadente, complici i tagli che come una scure si abbattono sulla scuola da oramai diversi lustri.

[Al posto della compassione abbiamo adottato il cinismo. Del resto mors tua vita mea è una formula affermata nelle nostre vite tanto da sembrarci uno scopo da raggiungere. Ndr]

 

Ancora, abbiamo il diritto ad erigere luoghi di culto per ogni confessione, mentre la modernità sta facendo dimenticare anche le più elementari regole morali, di convivenza e di comunitarismo. Abbiamo il diritto, aberrante, di fare e comprare, letteralmente, i figli, ma solo per i ricchi (prima che omosessuali!), mentre milioni di coppie rinunciano a mettere al mondo dei figli oppure lo fanno barcamenandosi tra mille difficoltà.

E il fulcro della questione sta proprio qui: hanno senso dei diritti, addirittura contrari alla nostra natura, alla stessa biologia, che sono appannaggio di pochi, di una ristretta cerchia di persone pronte a soddisfare qualunque cupidigia con il denaro? Hanno senso se vanno a scapito di un ordinamento che metta la società intera nella condizione di progredire, realmente, verso un fine ultimo superiore e vantaggioso per tutti?

[Abbiamo creduto legittimo, doveroso inseguire una condizione individuale pregna di principio di piacere. Abbiamo creduto di poter fare a meno della disciplina. Ndr]

 

Non è costruendo l’homo liberalis, individuo egoista e interessato al raggiungimento di scopi particolari, che si potrà avere una società migliore. La strada maestra deve rimanere quella del bene comune, di quelle finalità che mettano chiunque nella piena condizione di realizzarsi e di trovare il proprio posto nella società. Solo così si possono ottenere cittadini il più possibile gratificati, e quindi tolleranti e rispettosi, in quanto non intenti alla ricerca di soddisfacimento di piccole questioni e consapevoli di quali siano le reali priorità del vivere comune. Assurgere i diritti civili a nuova religione laica, ovviamente a scapito di quelli sociali, equivale a costruire una casa con dei bei muri e un buon tetto, ma senza fondamenta.

La vera libertà, infatti, si configura nella limitazione della stessa, e non nel suo replicarsi infinito. Portare all’estremo questo paradosso, in cui è possibile reclamare ogni velleità, eccetto quello che è realmente importante e che ci costituisce come gli “animali politici” di aristotelica memoria, avrà come unica conseguenza quella di portare l’Occidente verso il baratro.

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Diritti sociali vs civili ultima modifica: 2018-06-29T04:25:34+02:00 da Totem&Tabù

8 pensieri su “Diritti sociali vs civili”

  1. 8
    Giacomo G says:

    A me pare il pensiero di Lupo pare abbastanza chiaro. Secondo la sua definizione, diritti civili sono per esempio la fecondazione eterologa, il matrimonio omosessuale, il rispetto dei comportamenti di natura religiosa, e via dicendo. Diritti sociali sono il diritto al lavoro, all’istruzione ed ad una vita dignitosa in generale.

    Lupo sostiene che i diritti sociali hanno priorita’ in quanto diritti di base ed arriva a sostenere quanto riportato da Matteo, che giustamente rabbrividisce.

    In effetti non si capisce da dove derivi la sua tesi per cui l’attenzione ai – da lui definiti – “diritti civili” distoglie l’attenzione dagli ignorati “diritti sociali”

    E’ abbastanza ovvio che la difesa ed il supporto dei secondi, e’ esclusivamente una questione economica e come tale conseguenza di scelte politiche pesanti e di impatto sicuramente maggiore della difesa dei diritti civili.  Per essere chiari, alcuni dei diritti sociali cari a Lupo saranno evidentemente difesi maggiormente in Svizzera che in Italia, se non altro per migliori disponibilita’ finanziarie. Quando invece, come e’ il caso, i soldi mancano, e’ la politica che deve prendere delle decisioni. Lupo vuole forse un paese piu’ sociale ( socialista? ). Vediamo chi lo segue! Ma certo i diritti civili non fanno concorrenza.

  2. 7
    Matteo says:

    @Marco.

    Ho citati Salvini come mero esempio.

    Non ho capito cosa intenda Lupo per diritti sociali o per diritti civili, nè quello che intendi tu.

    Comunque pensare che riconoscere un diritto possa ledere un diritto o la dignità altrui, o frasi come:

    Un diritto ha senso solo qualora ne possa trarre beneficio un’intera comunità che si riconosca all’interno di uno stesso sistema”

    i diritti universali di pensiero e di parola, che non devono però diventare imposizioni delle minoranze sul comune sentire”

    fanno semplicemente rabbrividire.

    Tu scrivi che Lupo “dice che o una comunità è d’accordo sulle basi e ci investe o è una somma di pezzettini scollati“.

    A me pare palese che una comunita, ogni comunità, sia effettivamente composta in uktima analisi da pezzettini scollati: si chiamano esseri umani. Ed è condizione propria dell’essere umano quella dell’essere in fondo da solo.

    Si tratta quindi di porre le basi per la formazione di una comunità e la storia insegna che se non ci si fonda sui diritti, che per loro natura sono inclusivi (quello che vale per me vale per tutti), l’alternativa è fondarsi sull’appartenenza, che per sua natura è divisiva (noi e loro).

    Poco importa se i connotati di base per definire l’appartenenza siano in sé buoni (dio, l’amore, il bene del proletariato) o falsi e stupidi (il destino dell’uomo bianco, il Lebesraum, la padania), perché alla lunga il risultato sarà simile. E spesso anche nel breve periodo.

    Continuo a pensare che il mondo sarebbe un posto migliore senza i vari Lupi; non per questo penso di negargli il diritto di parola, anzi, ma esercito il mio diritto di dire che sostiene cose nefaste, razziste, pericolose e ributtanti, perdipiù usando ragionamenti capziosi e fallaci.

     

  3. 6
    Marco says:

    @Matteo. Lo capiamo bene che Giuseppe Lupo è tradizionalista, probabilmente cattolico, probabilmente politicamente conservatore (Salvini c’entra solo di striscio). E allora? I problemi e la contraddizione che mostra sono falsi solo perché sono al centro di battaglie più care alla sua parte? Sono urgenze, invece: ecco perché la sua parte (confluita in massa a Salvini, anche un po’ malvolentieri sulle questioni in cui Salvini si distanzia di brutto) ha tutta questa popolarità: perché chi si occupa di diritti progressisti va avanti senza dare abbastanza peso alle cose “indietro” che stanno letteralmente smantellandosi. E fa la figura del marziano, da quanto poco arrivano all’elettore le sue priorità. Lupo vorrebbe una comunità tutta omogenea rispetto al suo piccolo mondo o alla sua parte? Forse. Ma non lo dice. Dice che o una comunità è d’accordo sulle basi e ci investe o è una somma di pezzettini scollati, abitati da pochi individui ma internamente iper-uniformi e molto rivendicativi rispetto a “quelli lì fuori” (per carità, potrebbe essere anche il caso delle persone che frequenta Lupo, ma a me sembra il caso un po’ di tutti: anche internet propone risposte differenziate e categorizzazioni sempre più dettagliate: ognuno coi suoi). E sfido a dargli torto. Non stiamo a ragionare sull’idea che un diritto in più è l’ostacolo a quelli esistenti, l’importante è che non se ne sacrifichino parecchi, e di tutti, e ci si illuda di un bel domani pensando a quello nuovo.

  4. 5
    Marco says:

    Invece trovo una forzatura (“di parte” ma proprio in senso brutto) che si dica più diritti sanciti individuali/civili = meno garanzie di fatto/informali/social/collettive (come le vogliamo chiamare) . Non vedo il legame. L’implicazione semmai è più diritti civili non vuol dire più diritti sociali (cioè PUO’ coesistere con meno diritti sociali. Da cui il paradosso che si può affittare un utero ma non avere servizi d’eccellenza o impiego stabile per le giovani madri, oppure che ci si può/potrà sposare con un altro uomo ma sono sempre meno quelli che si sposano, di qualunque sesso, perché comporta doveri a lungo termine per vite e progetti mal volentieri a breve termine).
    Posso invece dire che l’implicazione è più diritti sociali = più possibilità (anche concreta/materiale/finanziaria o anche solo di consenso ) per più diritti civili. Chi si sente sereno e in pace con chi ha a fianco trova il modo di accettare le sue diversità, in nome del vivere comune, se non altro, persino quando è privatamente in disaccordo con le scelte di lui/lei. Chi lotta per quasi-niente contro tutti, una scusa per escludere più persone possibili dall’ eliminatoria permanente ce l’ha sempre.

  5. 4
    Marco says:

    Sono felice che l’articolo sia palesemente “tendenzioso”: avere una tendenza e non nasconderla, specie se impopolare, è rivendicare un diritto (civile, però, oltre che sociale :-p) non da poco. Quello di non trasformare il progressismo in conformismo, che è un po’ il suo contrario. In effetti che me ne faccio delle conquiste civili se sono obbligato, a ogni nuova modifica normativa, a dirmi d’accordo pena i pomodori, che non è esattamente ‘sto bel progresso.
    Non ho nulla contro le unioni civili. Se fossi toccato dall’argomento lotterei per esse ferocemente e chi lo fa ha la mia solidarietà, per quanto astratta. Ma il problema è quello. Qui è la sostenibilità di un modello economico e addirittura di convivenza che sta perdendo pezzi. Non mi pare il momento di aggiungere migliorie ad una struttura incrinata. E non sono le aperture all’immigrazione o i diritti degli omosessuali o il superamento del modello di famiglia matrimoniale a minare le fondamenta, bensì, molto indirettamente, la disattenzione per questa enorme crepa, aiutata certo da un’attenzione mediatica sproporzionata a questi temi progressisti. Pensiamo all’essenziale, gridiamo per una società più prospera e solidale. Poi sarà anche più facile che questo porti ad una vita migliore per questa o quella categoria o a più garanzie per problemi specifici. Per ora riportiamoci bene a galla, è già faticoso. E’ anche un peccato dirlo, ma son tempi magri.

  6. 3
    Emanuela says:

    L articolo di Lupo appare tendenzioso contro, per esempio, le unioni civili. Si nota l impostazione ideologica di Lupo, e la sua visione ‘di parte’.

    Non so come eliminare il mio commento precedente la cui pubblicazione è partita per errore. Grazie

  7. 2
    Emanuela says:

    L’articolo di Lupo appare un filo tendenzioso, per esempio, verso le unioni civili.

  8. 1
    Matteo says:

    E’ difficile leggere tutta in fila una serie di cazzate come questa, a partire dall’incipit:

    “è bene ricordare come i diritti civili non solo vengano dopo i diritti sociali, ma di come siano addirittura inferiori ad essi…Mentre i diritti civili si configurano come diritti privati, e quindi vantaggiosi per la loro stessa natura solo per una parte della società, i diritti sociali sono invece universalmente applicabili e fruibili.”

    I diritti civili sono diritti sociali e mi piacerebbe un esempio di diritto civile che non sia (o debba essere) universale. D’altra parte subito dopo diviene palese l’intento occulto dell’autore ((le sottolineature sono mie):

    La foga di accampare sempre maggiori richieste, oggi, ha portato la società occidentale a considerare come necessari tutta una serie di desideri di parte e spesso lesivi di diritti inalienabili altrui….

    Un diritto ha senso e merita di essere normato solo qualora ne possa trarre beneficio un’intera comunità che si riconosca all’interno di uno stesso sistema, diversamente valgono i diritti universali di pensiero e di parola, che non devono però diventare imposizioni delle minoranze sul comune sentire di una società…

    Non sarà di certo imponendo questa o quella aspirazione di pochi, …richieste che provengono dai professionisti del dissenso organizzato, rappresentanti di categorie sociali ristrette ed autoreferenziali…

    Ci troviamo ad avere il diritto alla maternità surrogata, ma abbiamo ancora gli asili nido che hanno costi spesso proibitivi.

    Abbiamo il diritto alle unioni civili, ma è fin troppo evidente…che sposarsi…è un problema economico.

    Abbiamo il diritto per i musulmani di non avere il maiale… ma le scuole cadono a pezzi.

    abbiamo il diritto ad erigere luoghi di culto per ogni confessione, mentre la modernità sta facendo dimenticare anche le più elementari regole morali

    hanno senso dei diritti, addirittura contrari alla nostra natura…che sono appannaggio di pochi, di una ristretta cerchia di persone pronte a soddisfare qualunque cupidigia con il denaro? Hanno senso se vanno a scapito di un ordinamento che metta la società intera nella condizione di progredire, realmente, verso un fine ultimo superiore e vantaggioso per tutti?”

    Non ho idea di chi sia Giuseppe Lupo, ma tento di mettere in chiaro il significato delle sue parole con una parafrasi delle frasi evidenziate:

    Un diritto ha senso solo per quelli che appartengono una comunità (cioé alla mia); per tutti gli altri al massimo valgono “i diritti universali di pensiero e di parola, che non devono però diventare imposizioni delle minoranze sul comune sentire” della (mia) comunità.

    Quale sia la comunità che per Lupo è la sola ad aver diritto di stabilire cosa è giusto e cosa no, direi che è evidente dagli esempi scelti (unioni civili, diritti ai mussulmani, chiese per tutti, diritti contro natura)

    Fosse stato Salvini a scrivere, ammesso che ne sia in grado ovviamente, avrebbe scelto altri esempi sul garantire ai negri un posto letto, la sussistenza o un lavoro decente quando ci sono italiani che non hanno tutto ciò [Nota bene: solo qualche anno fà avrebbe detto “terroni” e “padani” anziché “negri” e “italiani”].

    Confondere la giustezza di un diritto con la possibilità pratica o economica di applicare il diritto stesso o un altro è un errore di metodo.

    Sostenere che un diritto altrui ti possa ledere te in qualche modo è una posizione ideologica ributtante, assolutista, razzista e perciò molto pericolosa.

    Se certa gente non ci fosse, sarebbe un mondo migliore

     

     

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