Primo salitore in solitaria della parete nord dell’Eiger, Michel Darbellay è morto a Martigny l’11 giugno 2014, al termine di una dura lotta contro il male. L’alpinista di La Fouly in val Ferret, guida alpina e organizzatore di viaggi e spedizioni, aveva al suo attivo parecchie altre prime ed era un pioniere dello stile leggero.
La parete nord dell’Eiger. Solo. 51 anni fa il vallesano Darbellay lasciava un’impronta indelebile sul gigante bernese, una vittoria davvero scolpita nel grande libro della storia dell’alpinismo. Nel 2013, nel 50° di questo exploit, c’erano stati i festeggiamenti (vedere qui il video della RTS, in francese). Darbellay lascia un grande vuoto, non solo nei suoi familiari, ma in coloro che vedevano in lui un grande esempio di un alpinismo che sembra vada a scomparire.
Michel Darbellay. Foto: Treize Etoiles Médiathèque Valais
Michel Darbellay, nato il 21 agosto 1934 a Orsières, frequenta la montagna fin dalla più giovane età con il padre e i fratelli. Dai 15 anni ai 22 pratica un alpinismo classico, necessaria gavetta per progetti impegnativi. Si distingue per la grande velocità (parete nord del Cervino in 6 ore, pilier Bonatti al Dru in 12 ore, parete nord del Fletschhorn in 3 ore, via Ratti-Vitali all’Aiguille Noire de Peuterey in 6 ore), Darbellay diventa guida alpina e maestro di sci a Verbier.
L’impresa di quei giorni 2 e 3 agosto 1963 (lui aveva 28 anni), amplificata dal tentativo del giorno prima (31 luglio e 1 agosto) della star mondiale Walter Bonatti (che si era ritirato dal Secondo Nevaio) lo rimbalza sulle prime pagine del mondo intero, e presto diviene una guida assai ricercata.
Ma lui non se ne vantava mai, poi c’è la leggenda che lui non si preoccupasse mai di scattare fotografie in vetta (beh, questo è falso: la foto qui allegata in vetta al Badile dopo la prima invernale l’ha scatta proprio lui!). Era prudente, spesso diceva: “Non abbiamo il diritto di cadere!”.
3 gennaio 1968, in vetta al Pizzo Badile. Foto: Michel Darbellay
La mattina che partì per la Nord dell’Eiger da solo disse alla mamma che andava a raccogliere un po’ di albicocche: e per ciò che riguarda la salita, lui ricordava continuamente la sua felicità, vicina all’euforia, sospeso nel vuoto, senza alcuna incertezza all’orizzonte.
In effetti, noi al Badile lo adoravamo. La sua modestia ci stregava, era di una semplicità sconcertante. Quando andava davanti il suo stile sul misto s’imponeva evidente. Ben lungi dalla piolet-traction di là da venire, salì il camino finale, intasato di ghiaccio, in modo impeccabile, alternandosi con Gianni Calcagno, che non gli era da meno.
Darbellay è l’autore di numerose prime nella Val Ferret svizzera, come la parete nord della Pointe Volluz o la parete nord del Mont Grépillon.
Nel 1952 apre sulla Dalle de L’Amône (val Ferret), la via Darbellay (TD-, 5c obbligatorio), con suo fratello Daniel.
Nel 1962 apre sul Petit Clocher du Portalet (val Ferret), la via Darbellay (ABO+, 6b obbligatorio), ancora con il fratello Daniel.
Dopo l’Eiger, ancora sul Petit Clocher du Portalet nel 1967, apre Esprit de Clocher (ED+, 6b obbligatorio), con L. Frotte.
Poi è la volta della prima invernale alla Nord-est del Pizzo Badile, con Daniel Troillet, Camille Bournissen, Gianni Calcagno, Paolo Armando e me.
Nel 1970 sulla parete sud La Barme (un monolite a ovest di Verbier), apre La Diagonale, con Ami Giroud.
Sul lato spedizioni, lo vediamo nel 1964 in Himalaya, nel 1965 al Kilimanjaro e Kenya, nel 1967 in Groenlandia e nel 1968 al Mount McKinley.
Assieme a Jacques Darbellay, ha pubblicato Printemps du Grand-Saint-Bernard, Slatkine, 1989, 240 p. (ISBN 9782051010733).
3 gennaio 1968, rifugio Gianetti. Da sinistra, Alessandro Gogna, Camille Bournissen, Paolo Armando, Daniel Troillet, Gianni Calcagno e Michel Darbellay
Anderl Heckmair e Michel Darbellay
postato il 25 giugno 2014
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Alessandro sei stato proprio fortunato a poter vivere questo importante momento storico dell’alpinismo. Con la possibilità di poter conoscere e frequentare tutti questi personaggi che ne hanno scritto la storia sulle grandi pareti.
Che storia, che gente, che vita ricca la tua!
Un po’ alla volta è il “nostro” alpinismo che se ne va.
Bravo Alessandro che lo fa conoscere.
Complimenti Alessandro. Ma che bella roba che scrivi!!