Trolley generation

Trolley generation
di Marcello Cominetti
(già pubblicato il 1° gennaio 2018 su http://marcellocominetti.blogspot.it/2018/01/trolley-generationcon-la-mia.html)

Lettura: spessore-weight(1), impegno-effort(1), disimpegno-entertainment(2)

Nel 1990 viaggiavo molto e una nota ditta produttrice di valigie mi fece un regalo: una capiente borsa con manico allungabile e ruote. Le due rotelle, montate su cuscinetti a sfere, facevano spostare la borsa con estrema facilità e ci potevo caricare dentro un sacco di roba, anche pesante, portandomela appresso con poco sforzo. Ai tempi era una novità.

La usai molto, fino a sfondarla ma un calzolaio me la riparò e ce l’ho ancora. E’ bella perché è vissuta nell’aspetto e soprattutto funziona ancora a meraviglia. Ma non la uso più! Viaggio un po’ meno di allora ma abbastanza per avere bisogno di borse e non ne ho mai più voluta una con le ruote. Mi succedeva che caricavo un sacco di cose che poi non mi servivano. Sono sempre stato fedele al principio che se hai il dubbio tra portare o no una cosa, che magari potrebbe servire, quella cosa va lasciata a casa.

Evidentemente non la pensano così la maggior parte delle persone: basta prendere il treno, per incocciare in una moltitudine di passeggeri che trascinano dietro di sé pesanti valigie a ruote che poi non riescono a mettere sulle cappelliere, ingombrando i corridoi. Mi dico che in quelle valigie ci saranno sicuramente molte cose inutili, che vengono caricate al loro interno solo perché con le ruote si trasportano più facilmente.
Viviamo in un sistema fondato sulla crescita, dove l’essenzialità è malvista e non può essere associata all’odierna idea di benessere che si basa sul possesso di oggetti più o meno costosi e non sull’effettiva qualità della vita e sulla felicità delle persone. Per me “stare bene” non può dipendere dal possesso di cose ma da come mi sento indipendentemente da esse. E poi, con meno oggetti, si è più agili e leggeri.
Sono un alpinista e da molto tempo ho capito che per salire sulle montagne, facili o difficili che siano, meno cose ti porti e meglio è. Si è più veloci, efficaci, meno stanchi e non ultimo anche più sicuri.
Questo mio modo di pensare spesso mi procura dei problemi nei confronti di molte persone.
Mi compro pochi vestiti, cambio la macchina quando non ne può più e non quando esce un modello nuovo, mangio poco e le cose che possiedo so quanto durano e quindi non le cambio solo perché mi hanno stufato.

L’autore con la sua splendidamente scomoda borsa a S. Isidro (ARG)

Insomma per il sistema sono un danno ma sono certo che inseguire la crescita a tutti i costi (stress, poco tempo libero, mancanza di affetti, ecc.) non renda felici e porti malamente alla fine. Ogni cosa cresce e poi raggiunge un suo equilibrio, ma se continuiamo a pomparla per farla crescere sempre più, prima o poi scoppia.
A cavallo tra gli anni ’90 e i primi del 2000 ho fatto l’istruttore ai corsi per diventare Guida Alpina. Una bella esperienza a contatto con gente giovane e entusiasta di ciò che faceva. Mi sono sempre tenuto alla larga dalle “novità a ogni costo” pur essendo curioso, e ho cercato soprattutto di insegnare agli allievi come si fa questo complicato e bellissimo lavoro. Smisi di fare l’istruttore quando, tra l’attrezzatura da alpinismo, apparve un oggetto assolutamente inutile: la dasy chain, un anello di fettuccia in nylon cucita in più punti in modo da ottenere molti anelli più piccoli a guisa di catena, utilizzabile per vari scopi. Il bello è che tutti questi scopi possono essere assolti egregiamente dall’attrezzatura base che ogni alpinista si porta appresso. Non sto qui a elencarli, ma aggiungere un ulteriore attrezzo a quell’insieme, a volte complicato, di elementi che ci assicurano a una parete (imbragatura, moschettoni, fettucce, cordini, chiodi, ecc.), mi sembra  superfluo e pure pericoloso.  In breve, nell’alpinismo, se di un oggetto non ne senti estremo bisogno significa che non serve averlo, ovviamente occorre scegliere con estrema cura solo l’indispensabile.  Nel 1983 Jean-Marc Boivin salì in 10 ore l’integrale di Peuterey da solo dichiarando di non avere portato con sé la borraccia, visto che non gli serviva!

Un amico si era appena comprato un lussuoso pullmino 4×4, alle porte dell’inverno l’aveva dovuto dotare di pneumatici invernali e, alla mia proposta di venirmi a trovare in montagna per farci qualche gita, mi rispose che dopo l’acquisto delle gomme era rimasto senza soldi, e quindi sarebbe restato a casa. Robe da matti.

Non credo che la fatica vada scansata a prescindere. Ci sono connesse a essa infiniti elementi che determinano il nostro vero benessere. Quindi quando viaggio mi porto una borsona con tracolla e ci metto dentro l’indispensabile per non farla troppo pesante e per non ritrovarmi in giro pieno di cose inutili.

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Trolley generation ultima modifica: 2018-05-11T04:33:47+02:00 da GognaBlog

25 pensieri su “Trolley generation”

  1. 25
    matteo says:

    vabbè adesso…ragiono…vediamo di non esagerare!

  2. 24
    Alberto Bonino says:

    Egr. Sig Cominetti, chieda alla redazione la mia email, io autorizzo la redazione a comunicargliela, così fissiamo un appuntamento e ci possiamo incontrare. Così si renderà conto che esisto, sono una persona normalissima, che ragiona con la propria testa e non quella di altri.

  3. 23

    Tutti quelli che hanno ribattuto a Bonino, me compreso, un giorno, quando si scoprirà che c’è davvero dietro, si sentiranno dei grandi coglioni.

  4. 22
    zeno says:

    Che esista o no, secondo me il sig. Bonino è riuscito a far deragliare la discussione dal tema dell’articolo.

    Curioso che i commenti più pertinenti e interessanti siano quelli di Alex, Mariana e Maria B.

    W le donne! Cosa faremmo senza di loro?

  5. 21
  6. 20
    Lusa says:

    Alberto Bonino è una bufala!

  7. 19
    Alberto Bonino says:

    Sinceramente ne ho le scatole piene di persone che dicono che non esosto e di persone che sparano c…..e du di me. Corona non lo stimo, chi dice di non lavarsi, come quello del WWF, dovrebbe essere additato per quello che è.  Beatevi della vostra pasudo superiorità e statemi bene, coltivatevi magari anche i funghi, sulla muffa crescono bene. Non accettate critiche, perchè siete gli unici depositari della vostra verità. Divertitevi fra di voi. Corona non puzzerà dite, ma certo non è un esempio. Io la mia vita non la cambio con quella di nessun altro. Sono soddisfatto.

  8. 18
    Matteo says:

    Ho conosciuto di persona Mauro corona e posso testimoniare che non puzza.

    Fuma toscani puzzolenti, beve, bestemmia, parla e talora straparla (il tutto più o meno contemporaneamente) ma non puzza.

    Vorrei consigliare ad Alberto Bonino di andare a dirglielo di persona che puzza e fa schifo…per assistere alla reazione!

  9. 17
    Luca Visentini says:

    Ma non avete ancora capito chi è questo “Bonino”? Vi do tre indizi: gli piace provocare, si diverte così; in realtà sa scrivere e infarcisce apposta i suoi testi di errori ortografici e grammaticali; vorrebbe, ma non può (ancora).

  10. 16
    Lusa says:

    Sig. Alberto Bonino, le vorrei consigliare per i lunghi viaggi di usare i pannoloni.

    Per il prossimo viaggio di 18 giorni negli USA, anziché portarsi 18 mutande che si cambia e deve riportarsi a casa a lavarle – se per caso alla Dogana dell’aeroporto dovessero farle aprire e svuotare la valigia per un’ispezione creerebbe un grande disagio per lei e il personale addetto a causa del cattivo odore emanato dai residui delle sue deiezioni che si sono impregnati nel tessuto delle sue mutande – si porti 36 pannoloni (18 sono di scorta in caso contragga, facciamo le corna, la diarrea del viaggiatore conosciuta anche come la vendetta di Montezuma).

    I pannoloni sono usa e getta e quando torna a casa non deve fare alcun lavaggio.

    Se poi non vuole per forza maggiore gettarli nel cesto dell’albergo per sue ragioni di pudore, può sempre metterli in valigia e riportarli e gettarli a casa sua.

  11. 15
    Fabio Bertoncelli says:

     

    INVITO GENERALE, VALIDO PER TUTTI GLI ARGOMENTI DI DISCUSSIONE, DALLA POLITICA ALL’IGIENE PERSONALE.

    E se smettessimo di insultarci a vicenda?

    Si possono criticare le idee, anche in modo sferzante, ma bisogna sforzarsi di non offendere o dileggiare le persone che non la pensano come noi: impresa ardua ma non impossibile.

  12. 14
    Giacomo G says:

    Un post ancora piu’ utile: non e’ “doccie” , ma “docce”!

  13. 13
    Giacomo G says:

    Viva la liberta’, anche di essere noiosamente, meschinamente gelosi della propria ristrettezza mentale. Anche di farsi molte doccie ( e nonostante questo puzzare, certe volte succede ).

    Per quanto mi riguarda, viva Mauro Corona!

  14. 12
    Alberto Bonino says:

    Mio caro sigg. Marcello Comunetti, forse una bufala sarà lei. dall’alto della sua onniscenza, unico depositario della verità, pieno di una prosopopea strabordante e tato arrogante nella sua falsa modestia. Le sue idee, i suoi pensieri valgoni come i miei, ma mentre io combatto i suoi che reputo inutili, falsi e pieni di un buonismo malefico (portatore di male, traduco se magari capisse un significato diverso), lei nega la mia esistenza e i le mie idee. Chi è il vero democrarico? Io vi leggo perche cio che leggo qui conferma sempre più le mie idee. Io viaggio moltissimo ma persone piene di retorica e di pseudo ideali egualitari come lei, che combattono la stessa essenza dell’econiomia ne ho trovate pochissime. PER FORTUNA. A proposito di pulizia, cosda pensa dell’altro pseudo intellettuale Mauro Corona che dice di fare la doccia una volta al mese? Ma quanto sono sozzi questi ambientalisti.

     

  15. 11
    Giacomo G says:

    Esiste pure il feticismo da materiale di montagna ( arrampicata, sci, ghiaccio etc ). In fondo la daisy chain ha i suoi fautori nell’ambito di questa patologia. Ci sono quelli che comprano regolarmente ogni nuovo aggeggio – per poi fare 2 uscite all’anno.  Ma tutto sommato io credo che l’ambiente sia abbastanza sano, se non altro per la relativa limitazione di fondi da buttare in cose inutili. Nella mia ventina di soci di scalata e sci ci sono ancora alcuni telefonini vecchio stile,

  16. 10

    Sulla questione sporchi o puliti sorvolo perché irrilevante ma sull’esistenza di Bonino ribadisco l’idea della sua assenza fisico-morale.

    Chissá chi si cela dietro a quel nome? SIcuramente qualcuno che fomenta discussioni quando magari gli argomenti del blog si presentano meno interessanti di altre volte. SErve anche questo di certo.

    MA Bonino Alberto, secondo me è una bufala. É troppo scontato e convenzionale (ometto altre caratteristiche per non cadere nella diffamazione, ma di chi poi?) per essere vero. E soprattutto mi chiedo: che ci fa qui?

  17. 9
    Zeno says:

    Essenziale è bello, anzi, per me essenzialità è proprio elegante, soprattutto in montagna.

    Non penso che per essere essenziali sia necessario essere sporchi e puzzoni. Poi ciascuno ha la propria sensibilità, le sue priorità, il suo stile.

    Con buona pace di tutti.

  18. 8
    Lusa says:

    Io non viaggio, non vado mai in vacanza e non mi muovo mai di casa, quindi non possiedo valige o borsoni perché inutili per me.

    Quando ero giovane ed andavo in campeggio sul mare, dove rimanevo anche 20 giorni, avevo a disposizione solo uno zaino contenente il minimo indispensabile.

    Due costumi, due magliette, due calzoncini corti, ciabattine, un asciugamano erano più che sufficienti.

  19. 7
    Alberto Benassi says:

    a me invece fanno SCHIFO gli intrallazzoni, i mafiosi, i pedofili, i corrotti. Insomma le teste di “…..”  in genere.

  20. 6
    Alberto Bonino says:

    A parte la stupidaggine di uno che dice che non esisto, ma chi se ne frega di lui, io parlo di pulizia e igiene, le persone sporche mi fanno schifo. I mioei genitori mi hanno insegnato a lavarmi ed ad essere pulito e in ordine, sempre. A qualcuno da fastidio ? Problemi suoi. Io una persona come Pratesi manco la voglio vedere tanto puzza. Certo se uno fa le scalate degli ottomila è una cosa, ma nella vita quotidiana è diverso. Poi se a uno piace stia alla lontana. Poi se io posso avere e qualcuno no, saranno problemi miei o vostri? Preferisco avere cose in più che  non uso che non avere qualcosa al momento della necessità.

  21. 5
    Maria B. says:

    Però questo articolo mi fa ricordare un principio economico di Gandhi (mi sembra). Sosteneva che nella scelta fra due quantità, se si può, è vantaggioso scegliere quella minore. Ci si guadagna in leggerezza, libertà, tempo, ecc.

  22. 4

    Da questo suo post abbiamo la conferma che Alberto Bonino NON esiste!

    Non posso credere che esista uno tanto vuoto come chi si firma a suo nome.

    Se io fossi Alberto Bonino mi incazzerei da morire con chi scrive cose come queste.

    E poi manco sapevo che Alessandro aveva pubblicato questo mio delirio… Ora l’ho scoperto, grazie.

  23. 3
    Mariana says:

    “Insomma per il sistema sono un danno”: a volte sentirsi un danno per il sistema è proprio bello…

    “Non credo che la fatica vada scansata a prescindere. Ci sono connesse a essa infiniti elementi che determinano il nostro vero benessere.” Già!

    Come accompagnatrice di Alpinismo Giovanile prima di iniziare un trekking dò una sbirciata agli zaini dei ragazzi… solitamente ai maschi sequestriamo cianfrusaglie tecnologiche (“Che te ne fai se poi non le puoi ricaricarle e il cell non prenderà?!”), alle femmine invece togliamo interi flaconi di bagnoschiuma, spazzole e deodoranti messi dentro di solito dai genitori… (“Perchè vuoi farti la doccia?! Tanto ti lavi già tutti gli altri giorni dell’anno!”). Inutile dire che già la sera del primo giorno hanno dimenticato queste finte necessità e sono contentissimi di lavarsi con l’acqua gelida di qualche ruscello.

    Pensando poi a esperienze alpinistiche con le mie amiche ricordo una volta dove centellinammo tutto per la lunghezza della scalata, però la carta igenica no! Quella assolutamente non la si poteva lasciare giù! Così la portammo… per poi dimenticarla in una nicchia a metà parete, che beffa! Eppure siamo sopravvissute.

    Un accenno alla Daisy Chain, usandola a un certo punto mi resi conto che non ero quasi più in grado di fare un barcaiolo con una mano sola, mi sembrò inaccettabile. Cominciai a lasciarla a casa e ad apprezzare l’essenzialità e funzionalità di una corda e di un moschettone

    A prescindere dall’alpinismo l’articolo mi ha fatto ricordare di quanto essere essenziali avvicini al cuore dell’esperienza (alpinistica o meno). In alcuni contesti, Alberto, essere sporchi e poveri di oggetti è uno degli aspetti che porta a vivere grandi emozioni!

  24. 2
    Alberto Bonino says:

    Io e mia moglie, quando viaggiamo, tipo viaggio in Usa, di 18 gg, abbiamo ciascuno 18 magliette, ne cambiamo una al giorno, lo stesso le mutande, non vogliamo certo passare il tempo a lavarle, siamo puliti e le cambiamo, chissà perchè poi le persone che dicono di usare pochi vestiti, poi puzzano come capre, l’esempio è Fulco Pratesi del WWF, non si lava le mutande se non una volta alla settimana e non tira lo sciacquone…CHE SCHIFO…..

  25. 1
    Alex says:

    Pienamente d’accordo e, da donna, mi ritrovo a fare i conti con altre mie simili assillate dal bisogno di possedere svariati paia di scarpe , borse, capi di abbigliamento ecc. Per me che, invece, vale la regola dell’uno addosso e uno al fosso, è  del tutto inconcepibile e pure stupido. Ma ormai….è una battaglia persa?

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